Chiedo scusa del titolo di questo mio intervento, apparentemente banale, ma mi è piaciuto riportarlo, perché, ieri, ho sentito questa espressione pronunciata con amarezza da tante persone presenti al Cimitero di Palma Campania.

Anche i ricordi spesso vengono trafugati da gente che non si ferma neanche dinanzi al valore di una lacrima, al profumo di una memoria. Stamattina sulla tomba che conserva le spoglie mortali del mio papà è stata trafugata la lampada votiva. Raccontato così, l’accaduto potrebbe risolversi in un gesto “quasi normale”, ma per me, per la mia famiglia, quella lampada in vetro a forma di rosa aveva un significato davvero particolare, visto che era stata scelta e voluta da mia sorella, che da qualche mese ha raggiunto papà in Paradiso.

Per chi, come me, ha perso due affetti così importanti i ricordi acquistano un sapore straordinario. Ci si lega a loro perché attraverso di loro si corre sul filo di un vissuto consumato e partecipato con chi ormai è passato in un’altra direzione. Stamattina, come ieri mattina ho sostato in preghiera sulla tomba di papà prima di recarmi da mia sorella. Mi sono soffermato su quella lampada a forma di rosa e ho pensato alle ultime parole di Teresa: «Vi parlerò dal profumo di una rosa». Nel pomeriggio mamma ritorna al cimitero e si accorge che la lampada è stata trafugata e sostituita da una completamente diversa. Potrebbe apparire esagerato ma ci siamo rimasti davvero male, perché quella lampada otto anni fa mia sorella l’aveva collocata con grande premura quasi a significare il forte legame di ogni figlio col proprio genitore. Il cimitero nell’immaginario collettivo simboleggia il luogo del riposo, il luogo della pace e della fede e non dovrebbero trovare spazio gesti del genere. Ogni giorno sostando lì per alcune ore si sperimenta il senso di fratellanza tra chi piange i propri cari. Ci si sente come in una grande famiglia dove il dolore unisce e rende tutti più forti. Si può sperimentare il sostegno degli operatori dei servizi cimiteriali, il loro sorriso sempre pronto.

Colgo qui, l’occasione per dire a loro il mio, il nostro grazie per la disponibilità che sempre dimostrano;  oggi sul loro viso ho letto l’amarezza per tale gesto. Questo mio grido non vuole essere una denuncia, ma una riflessione, un invito a vivere quei luoghi come luoghi di grande dolore, dove anche il più insignificante dei simboli ha un valore fondamentale. Mi auguro che gesti del genere non si ripetono mai più.