Nella vita accadono alcuni eventi imprevedibili e dolorosi che ci mettono a dura prova come lutti, abusi, terremoti, rapine, incidenti stradali oppure sono le persone cui vogliamo bene che ci fanno soffrire involontariamente con la loro morte e con i loro abbandoni. Si tratta di “crash violenti” verso i quali sviluppiamo uno stato emotivo di forte allarme e terrore che successivamente può manifestarsi con ansia costante, sensazione di impotenza e inermità, flashbacks dell’evento, ricordi che improvvisamente appaiono nella nostra mente, evitamento di persone, situazioni o cose che potrebbero riattivare l’esperienza traumatica.

Tali eventi traumatici hanno un risvolto negativo sulla salute psicofisica delle persone e spesso si parla anche di trauma cumulativo poiché la persona nel corso della sua vita ha avuto esperienze di disagio di lieve-media gravità ripetute nel tempo che si può tradurre nell’espressione di vari sintomi di ansia, attacchi di panico, somatizzazioni, problemi alimentari, depressivi, dipendenza da sostanze ecc. Secondo quanto affermato dalla dr.ssa Malacrea citando il lavoro di L. Terr (1991) nel Disturbo Post Traumatico da Stress, il trauma è ciò che si crea a livello mentale nel momento in cui si riceve “un colpo” o una serie di “colpi” non prevedibili e soprattutto non controllabili e contro il quale non e’ possibile per il soggetto adoperare efficacemente i comuni strumenti di difesa fisica e psicologica di cui siamo dotati. Soprattutto nei bambini, avviene un vero e proprio terremoto psicologico che altera la forma del normale funzionamento emotivo della persona.

Il disturbo si presenta in modo costante nel suo insorgere con una durata superiore ad un mese che viene rivissuto persistentemente attraverso ricordi e sogni spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento, che comprendono immagini, pensieri o percezioni che ci si sforza di allontanare. Spesso la persona non è capace di ricordare qualche aspetto importante del trauma e progressivamente mostra disinteresse verso attività significative, distacco o estraneità verso gli altri; sfiducia verso il futuro e ripercussioni sul ritmo sonno veglia, irritabilità o scoppi di collera, difficoltà a concentrarsi e una costante ipervigilanza verso sé e la realtà che lo circonda.

Il lavoro psicologico si concentra sull’elaborazione del trauma per far emergere le emozioni congelate di quel vissuto ed aiutare il paziente ad accedere al ricordo e a metabolizzarlo, a trasformarlo dalla tipica forma bloccata a quella integrata, neutrale e più sana. E’ importante che, all’interno della relazione terapeutica, il paziente aumenti la propria consapevolezza, rafforzi il senso di Sè, la responsabilità, la fiducia nelle proprie possibilità e impari ad utilizzare quelle risorse, che attualmente impiegate nell’evitamento dell’episodio traumatico e delle sue componenti emotive, possono con l’aiuto terapeutico essere utilizzate per il superamento del trauma stesso.