Ancora loro. I mitici Sarrasti. Quelli di Longola, che fondarono Nocera dopo aver abbandonato i Villaggi sulle sponde del Sarno. Ma quando? Le evidenze archeologiche sembrano indicare la fine del VII secolo-inizi VI a.C., in coincidenza appunto con l’abbandono definitivo di Longola. Questi Pelasgi-Sarrasti[1] venuti dal Peloponneso denominarono, pare, fiume e popolazione a partire da punti di riferimento patrii. Indicati dai Greci come Pelasgi o Tirreni, dai Romani come Etruschi o Tusci e da se stessi come Rasna o Rasenna, costruirono molte città fra cui Nocera. Coeva a Pompei, Stabia, Nola, Fratte e Capua, i grandi centri della Campania antica, fece parte di una dodecapoli etrusca, che capeggiò.

Nuceria la Grande, stretta fra mito, storia e archeologia, deve la sua fondazione allo strategico ruolo che ebbe il suo territorio? E’ questo il senso dell’epigrafe in greco che la dice fondata da un dio, conservata al Museo Archeologico Provinciale[2]? Certo l’area era importante per il ruolo di comunicazione e di scambi fra le zone costiere e quelle dell’entroterra nella Campania antica, in collegamento con Pompei, Stabia,  e gli empori del Golfo, con il territorio nolano e la valle del Calore,  con Salerno e con l’Irpinia. Ma non solo, il luogo strategico, naturalmente difeso dalla cinta montuosa dei Picentini e dei Lattari, permetteva il controllo della fertile Valle del Sarno, con scambi e commerci copiosi.

Nukrinum (la nuova rocca) vive fasi alterne: si trova da subito a fare i conti con una compagine sociale e culturale molto composita, che va dalle popolazioni indigene, a quelle giunte da oriente (Sarrasti-Pelasgi) etruschizzatesi, agli apporti di altre popolazioni contemporanee alla fondazione e successive. Ma non subisce passivamente le influenze culturali, pur utilizzando le acquisizioni  provenienti da fuori. Interessante il relitto alfabetico attestato da un’iscrizione in segni grafici greci, ma in lingua osca, su oinochoe[3] in bucchero etrusco: intreccio culturale triplice, che bene attesta le molteplici componenti etniche della città. La scritta, il cui particolare alfabeto è stato definito nucerino,  riporta una caratteristica lettera ad alberello  rappresentante la “s”, che si è ritrovata in iscrizioni analoghe, anche di epoca precedente, di Vico Equense, Sorrento, Stabia, Nola, Suessula.

Dopo la sconfitta definitiva degli Etruschi da parte dei Greci di Cuma e di Siracusa, nel 474 a.C., in una battaglia campale nella quale si decide il destino degli Etruschi “di frontiera”, si apre un varco verso la costa per il popolo Sannita, che da tempo premeva per l’accesso al mare e alle possibilità commerciali che tale affaccio costituiva. La  tribù Alfaterna si impadronisce, dunque, di Nuceria, aggiungendo il proprio nome a quello della città, non meno meticcia della prossima Pompei che la segue nel processo di  sannitizzazione dell’intera Valle a partire dal V sec. a.C.  Ancora una volta a Nuceria la Grande è riservato un ruolo illustre, a capo di una delle confederazioni sannitiche, quella meridionale, comprendente Sorrento, Pompei, Stabia ed Ercolano.

Attraversata interamente dalle contraddizioni derivanti dal contrasto bellico fra Sanniti e Romani, la città entra nell’orbita romana nel 307 a. C.  ricavandone notevoli vantaggi, anche se la cosa le costa l’attacco e l’incendio da parte di Annibale, alla fine del III secolo a. C. Nel corso del I secolo a.C. troviamo la Nuceria Alfaterna rimpiazzata dalla Nuceria Costanza, colonia romana dedotta sotto il regno di Augusto. La fedeltà al patto con i Romani non viene meno nemmeno successivamente, con le guerre sociali delle quali è costretta a subire le conseguenti devastazioni, e dalle quali subitaneamente si riprese, tanto da essere annoverata da Cicerone fra le città più importanti della Campania. E ancora il territorio che occupa continua ad essere importante, a testimonianza di come si conservino nei millenni le funzioni necessarie alla sopravvivenza di un popolo, meticcio e culturalmente fecondo  oggi come nelle migliori tradizioni del passato.

[1] « ‘[Sarrastes] populi Campaniae sunt a Sarno fluvio. Conon in eo libro, quem de Italia scripsit, quosdam Pelasgos aliosque ex Peloponneso convenas ad eum locum Italiae venisse dicit, cui nullum antea nomen fuerit, et flumini quem incolerent, Sarro nomen inposuisse ex appellatione patrii fluminis, et se Sarrastras appellasse. Hi inter multa oppida Nuceriam condiderunt »Marco Onorato Servio, Commento all’Eneide.

[2] L’epigrafe,  relativa al I secolo d.C., conservata nel Museo di Nocera, ricco di materiali provenienti da diverse collezioni, riporta la scritta “theoktistos”=fondata da un dio, riferendosi a Nocera.

[3] Vaso utilizzato per il vino.