Cataste di fascicoli ovunque. Nelle stanze, nei corridoi, sulle scrivanie. Chiunque può prenderne uno e farlo sparire. E ad ognuno di quei fascicoli corrisponde un processo, ad ognuno di loro è legato il destino di una persona, magari un operaio licenziato ingiustamente o un invalido che aspetta che lo Stato gli riconosca la pensione.
Al tribunale di Nola, sezione lavoro e previdenza, il caos regna sovrano: quello che dovrebbe essere il luogo che garantisce la giustizia è un porto delle nebbie. I processi cominciano ma non si sa quando finiscono. Durano anche dieci anni. Colpa di alcune carenze strutturali che condannano il tribunale nolano ad una emarginazione assoluta nel panorama giudiziario italiano. Mancano i giudici, manca il personale, manca – a detta di chi lo frequenta per lavoro – la volontà politica di rilanciarlo. Eppure il territorio nolano è un centro nevralgico, un polo industriale e commerciale tra i più importanti d’Italia. Al tribunale di Nola fanno riferimento i processi della Fiat di Pomigliano, dell’Alenia, delle tante imprese del Cis, dei negozi del Vulcano Buono, della Montefibre di Acerra. E il dubbio viene spontaneo: tutte queste grandi realtà industriali rappresentano, in realtà, tanti buoni motivi per tenere fermo il tribunale? C’è, insomma, una volontà di bloccare i procedimenti ed impedire che arrivino le sentenze? chi vive ogni giorno la sezione lavoro e previdenza di Nola lo sospetta fortemente. Del resto, i numeri parlano chiaro. Allo stato attuale sono in giacenza circa 25mila fascicoli e i giudici, che dovrebbero essere otto, sono solo quattro. Gli altri quattro sono in maternità e non vengono sostituiti. Dal confronto con le sezioni lavoro di altri tribunali (dati della Corte d’Appello) emerge, in maniera ancora più evidente, quanto sia drammatica la condizione della sezione nolana. Al 30 giugno 2012 la situazione del Tribunale di Nola vedeva ben 19380 cause pendenti in materia previdenziale (con 7787 definizioni) e 5602 cause di lavoro (con 1478 definizioni). Alla stessa data al tribunale di Torre Annunziata le cause pendenti erano 11659 in materia previdenziale e 3152 in materia di lavoro (nel complesso 9414 erano i processi definiti). La sezione Lavoro del tribunale di Napoli, invece, usufruisce dell’apporto di ben 48 giudici del lavoro in pianta organica oltre a 3 presidenti di sezione a fronte di una pendenza complessiva tra lavoro e previdenza di 49740 cause (29.775 di previdenza e 18.350 di lavoro) . In sostanza, con il doppio delle cause pendenti, l’ufficio del lavoro di Napoli usufruisce di un numero di magistrati di ben 7 volte superiore
L’associazione “Avvocati Avvocato Previdenzialisti” del foro di Nola ha protestato fortemente, chiedendo l’arrivo dei “Got”, i giudici onorari di tribunale. Quelli dell’associazione hanno scritto una lettera durissima , minacciato la mobilitazione ed hanno ottenuto l’arrivo di un “Got”. Uno solo: troppo poco.
Intanto i rinvii si moltiplicano: alle pareti dei locali del tribunale, dinanzi alle stanze dei magistrati assenti, ci sono foglietti con date incredibili, fino ad aprile 2014. “E’ così che i cittadini perdono la speranza e la fiducia nella giustizia. Siamo dinanzi ad un blocco totale e tutte le nostre richieste sono state disattese”, spiega Lucia Casaburo, presidente dell’associazione nolana. Quelli dell’ordine degli avvocati di Nola sono anche arrivati ad una provocazione: hanno deliberato la proposta di chiusura della sezione lavoro perché, così come sta, non serve a nulla. Eppure l’efficienza non è una chimera e sono ancora i numeri a dimostrarlo: nel 2006, quando c’erano tutti i giudici al loro posto, furono smaltiti in un anno 20mila fascicoli.
Ed ecco che torna l’ombra del complotto, della volontà politica di tenere tutto bloccato perché fa comodo a chi fa impresa e muove i fili dell’economia nazionale. “Non è un caso che la Cgil per il reintegro degli operai Fiat si sia rivolta al tribunale di Roma. Accade anche per altri sindacati: scappano da Nola perché sanno che perderanno solo tempo. Ma qui ci sono migliaia di cittadini che attendono giustizia, famiglie che sperano. L’eutanasia del tribunale di Nola è inaccettabile, è una ferita per tutta la giustizia italiana”, dice Francesco Riccardo, anch’egli componente dell’associazione Avvocati Previdenzialisti.