Da cosa nasce questa sua candidatura?
«La mia scelta nasce dalla disponibilità manifestatami dal mio partito (l’UDC) a rappresentare il paese di San Gennaro Vesuviano e il territorio vesuviano. Il tutto rientra nel mio impegno politico a favore di questo territorio, dove da anni impera una situazione di anarchia politica e la mancanza di forti impegni per il territorio»
Lei pensa di avere concrete possibilità di essere eletto?
«La mia posizione in lista non è rappresentativa di una speranza elettiva, bensì essa è indicativa dell’impegno politico profuso in questi ultimi anni nelle vicissitudini politiche locali e dimostra una sicura condivisione di obiettivi e di opportunità con l’azione centrale del mio partito».
Che cosa pensa di coloro che, dopo aver appoggiato il governo Monti, ora gli attribuiscono tutti i problemi del Paese?
«Io sono fermamente convinto che l’UDC rappresenti attualmente il partito della svolta, non solo in Campania. E’ difficile poter condividere delle progettualità di governo con chi in precedenza ha appoggiato Monti, in una fase d’ingovernabilità totale dell’Italia, togliendo poi la spina quando si era prossimi al raggiungimento degli obiettivi precedentemente condivisi. Quando dico questo, mi riferisco non solo al PDL ma anche al PD; come se le scelte effettuate e portate avanti dal governo Monti non fossero state condivise e avallate da Berlusconi e Bersani. Casini con il suo partito è riuscito a mantenere fede ad un impegno preso non solo durante la fase di governo, ma anche a condividere “l’agenda Monti” durante la fase programmatica per la realizzazione del futuro governo, mantenendo fede all’impegno assunto precedentemente ed agli ideali della sua azione politica».
Qualora Monti non avesse i numeri per governare da solo, con chi pensa dovrebbe allearsi?
«Il nostro partito sicuramente ha le caratteristiche di un partito moderato, pertanto ritengo opportuno poter governare con partiti che condividano appieno i nostri ideali, anche se il nuovo governo non potrà esimersi dall’effettuare le riforme istituzionali (lavoro, welfare, ecc.), cosa che richiede una coalizione di larghe intese, ma senza eccessivi estremismi».