Trattasi di un’infezione virale provocata da un virus appartenente alla famiglia dei flavivirus, con Rna a singolo filamento, sono noti 7 genotipi, di cui 6 umani. Si stimano in tutti il mondo 125 milioni di portatori di Hcv.
La modalità di trasmissione è principalmente per via ematica e fluidi corporei, quella sessuale rappresenta meno del 5% dei contagi. Spesso ci sono tra le cause anche quelle iatrogene, procedure diagnostiche a rischio, i tatuaggi effettuati con strumentazione non sterile, i tossicodipendenti, trasfusioni di sangue o organi. Il periodo di incubazione è di 15-120 giorni.
La malattia spesso è asintomatica e questo fa si che al paziente venga diagnosticata l’epatite anche a distanza di molti anni. Tuttavia nella fase acuta il 15% dei soggetti riporta i seguenti sintomi: stanchezza, perdita di peso, diminuzione dell’appetito, dolori diffusi e ittero. La diagnosi è volta alla ricerca degli anticorpi anti-Hcv, le transaminasi AST e ALT hanno valori dalle 2-4 volte la norma. La prognosi non è delle migliori, solo il 15% dei pazienti supera la malattia, il rimanente 85% cronicizza e di questi il 20% si stima possa evolvere in cirrosi e con un rischio non trascurabile di sviluppare un epatocarcinoma.
La terapia iniziale è basata sull’utilizzo dell’interferone alfa pegilato per un periodo di un anno, valutando periodicamente carica virale e tramite biopsia stato infiammazione del fegato. Tra gli antivirali, si utilizza la ribavirina (meno efficace dell’interferone), recentemente l’Aifa ha registrato due nuovi antivirali: boceprevir e telaprevir, questi sembra possano portare ad una sieroconversione nel 75% dei pazienti, grazie ad un duplice meccanismo d’azione; agiscono direttamente sulla struttura attraverso la quale il virus, una volta pervenuto all’interno dell’organismo, replica se stesso nelle cellule epatiche.
La struttura bersaglio, individuata nell’RNA, è denominata regione NS-3, i nuovi antivirali inibiscono le proteasi, ovvero gli enzimi di questa regione che permettono al virus di replicarsi in tal modo il virus cessa di replicarsi e quindi non può più sopravvivere. Prevenzione: screening di massa ed educazione sanitaria da parte degli operatori. Al momento non esistono vaccini.