La scorsa settimana, via Facebook, ho ricevuto il messaggio di una lettrice che mi invitava a visitare «un simpatico comune del nolano (il suo) custode di un racconto straordinario che pochi conoscono». Accetto volentieri. Anche perché la mia Domenica Vesuviana nasce proprio con la voglia di incontrare il territorio e svelarne squisiti segreti e deliziose curiosità.
Parto da «leggenda». Mi è d’aiuto il dizionario: tipo di racconto molto antico che fa parte del patrimonio culturale dei popoli, appartiene alla tradizione orale e, nella narrazione, mescola il reale al meraviglioso. Quindi un fatto storico che, per la sua antichità, assume i caratteri propri del mito. Sono a San Paolo Bel Sito, alle porte di Nola, dove pare abbia soggiornato a lungo Domenico Cimarosa. «È proprio la mancanza di una testimonianza certa a rendere ancora più affascinante questa storia» mi spiega Rossella che, armata di foglietti volanti, cerca di tracciare le linee guida.
Quando usciamo dal bar Felice e sua moglie ci liquidano subito: «altro che racconto leggendario, questa è una storia vera». Un loro amico prima di mettersi in macchina aggiunge: «C’è anche una via a ricordarlo, più chiaro di così!». Beh, effettivamente al famoso compositore è dedicata la strada da via Casavisciano corre verso via Nola. Ma da qui ad affermare che uno degli ultimi grandi rappresentanti della Scuola musicale napoletana abbia trascorso un po’ della sua vita da queste parti, componendovi anche il famoso Matrimonio Segreto, ce ne passa.
La storia cammina a braccetto con Villa Montesano, una delle opere più belle di questo paesino che deve il suo nome a San Paolo di Tebe, un egiziano eremita di vocazione cristiana (l’appellativo Bel Sito è stato poi aggiunto per distinguerlo da altri paesi omonimi). Somiglia ad un fortilizio merlato Villa Montesano. È appena fuori dal centro abitato poggiata su di un rilievo che le conferisce un fascino particolare. Da qualche anno è stata ristrutturata e inserita nel circuito delle residenze d’epoca che ospitano raffinati ricevimenti.
Quando poggiamo il naso all’enorme cancello di questa superba costruzione arrivano le risposta alle nostre domande. «Dottò ‘nopp ‘a internet trovate la conferma ufficiale di tutto, sentite a me» dice un signore sulla sessantina a bordo di una vissuta utilitaria. Poi si congeda: «cercavo anch’io personale della villa, mi sa che abbiamo sbagliato orario». E non ha tutti i torti.
Rossella entra nel web con il suo iPhone. Con le giuste parole chiave e un pizzico di fortuna Google scova un blog: CittàFutura. Proprio qui c’è un paragrafetto che getta luce sulla leggenda. Ne estrapolo, virgolettandole, le parti che più ci interessano. Vediamo:
«Ad oggi non esistono prove tali da permetterci di attestare che Domenico Cimarosa abbia soggiornato a San Paolo Bel Sito. Ancora più improbabile è che qui abbia composto Il Matrimonio Segreto, famoso melodramma giocoso ripetuto due volte al teatro imperiale di Vienna per volontà dell’imperatore Leopoldo II che lo ebbe a battesimo. È certificato che esso fu composto a Vienna dove il compositore soggiornò dopo il suo rientro da Mosca».
«Che le orde sanfediste abbiano distrutto il clavicembalo di Cimarosa conservato, pare a villa Montesano, appare in contrasto con le cronache della restaurazione borbonica che narrano dell’arresto del Cimarosa: la sua casa venne saccheggiata per ordine del Carinale Ruffo e della stessa Regina Maria Carolina, il suo clavicembalo fu distrutto (sembra gettato dalla finestra), nonostante il tentativo di un cambio di rotta del Cimarosa che compose, per entrare nelle grazie del Re, l’inno Bella Italia e una Cantata in occasione del bramato ritorno di Ferdinando. Cimarosa finì poi in carcere. Fu liberato dopo quattro mesi per intercessione della Chiesa, o secondo alcuni della Russia».
Poi la conclusione. E seppur il dubbio sulla presenza del compositore rimane, c’è da dire che viene contestualizzato in uno spazio temporale capace di rendere più attendibile la leggenda. «Certamente le famiglie aristocratiche che dimorarono a San Paolo erano molto influenti. È probabile che dopo il ritorno dalla Russia, nel periodo di maggior successo, Cimarosa abbia villeggiato qui non solo perché passare un periodo in questo luogo era di moda, ma anche per il fatto che qui si potevano trovare quei contatti blasonati necessari agli artisti per la loro carriera. Per certi versi l’ospitalità e l’accoglienza al grande artista assurgeva a mecenatismo. Probabilmente quei concerti e il canto (Cimarosa aveva anche una bella voce) offerti durante la sua permanenza impressionarono così tanto gli abitanti da rimanere nella storia locale».
Dimenticavo: Villa Montesano, durante l’ultimo conflitto mondiale, ha custodito la parte più preziosa dell’Archivio di Stato di Napoli, poi dato alle fiamme da alcuni militari tedeschi in ritirata.
Pasquale Iorio >>> seguimi su Fb >>> appuntamento a domenica 10