Il primo argomento da analizzare per ottenere un quadro sufficientemente esaustivo del problema dell’abusivismo edilizio è quello dell’inefficienza del servizio svolto dalle autorità preposte al controllo del territorio. Sia ben chiaro non è la legge che manca o che è sbagliata, è chi dovrebbe farla rispettare che non compie appieno il proprio dovere, rendendosi appunto inefficiente.
Dovendo far riferimento al fenomeno dell’abusivismo edilizio si può subito dire come sia quanto meno difficile pensare che certi accadimenti come la costruzione di palazzi, di villette e di capannoni possano passare inosservati per interi giorni o che altrimenti in nessuno modo le autorità pubbliche ne abbiano notizia.
In altre parole, se un fabbricato di svariati metri cubi di cemento viene eretto in aperta campagna e la polizia municipale, ad esempio, non interviene o lo fa quando ormai è troppo tardi, vuol dire semplicemente che vi è qualcuno che non ha intenzione di agire. Peraltro, questa tesi è rafforzata dalla considerazione che non sempre si verificano omissioni dell’autorità pubblica e anzi, in alcuni casi, l’intervento è tempestivo e i controlli minuziosi; esistono centinaia di testimonianze di cittadini che hanno subito controlli per attività edilizie quasi insignificanti e altrettante testimonianze di controlli mancati o appositamente ritardati su costruzioni non esattamente piccole e comunque non tali da passare inosservate. Ebbene, se dunque da una parte si è attenti e ligi al dovere e da un’altra parte no, si potrebbe dire che la coscienza di alcuni operatori non sia limpida e che il loro operato non sia affatto encomiabile.
Se vi sono cittadini a cui il controllo non viene eseguito, altri ai quali gli uffici tecnici rilasciano permessi di costruire che oltrepassano i limiti consentiti dai piani regolatori e in certi casi dalla stessa legge, se vi sono persone che addirittura costruiscono senza permesso alcuno, indisturbatamente, in spregio alle norme vigenti, allora è chiaro che c’è qualcosa che non funziona ed è molto probabile che il pubblico ufficiale o il tecnico di turno sia stato avvicinato, condizionato, a volte corrotto.
Dovendo in questa sede, per forza di cose, tralasciare il discorso riguardante la corruzione, che pure sarebbe di forte attualità (del resto in Italia lo è sempre) e che ora più che mai necessita di rimedi urgenti, va comunque notato come in piccole realtà territoriali anche altri fattori possano giocare un ruolo importante per l’affermarsi del fenomeno in questione. Parlo di situazioni personali, a volte anche di sentimenti, in grado di condizionare l’operato di alcuni funzionari e di determinare una conduzione arbitraria dell’amministrazione pubblica. Una semplice conoscenza, la simpatia o l’antipatia che gli operatori pubblici possono provare verso le persone nei cui confronti si dovrebbe intervenire sono fattori apparentemente banali ma in realtà importantissimi e capaci di spostare l’ago della bilancia dalla legalità all’illegalità.
Proprio in considerazione di tali realtà, viene in rilievo una questione di attribuzioni, di competenze e di efficienza di alcuni servizi pubblici che non può più essere sottovalutata dal legislatore. In altri termini, lasciare che un cittadino nato e cresciuto in un determinato comune possa esercitare poteri pubblici in quello stesso luogo, nei confronti di familiari e di amici come di sconosciuti, significa agevolare le inefficienze della macchina amministrativa e porre oltretutto un grave problema di giustizia. Perché, anche se esistono persone dedite al dovere, impeccabili e oneste, purtroppo, esse non sono la maggioranza. I fatti parlano chiaro.
Tuttavia, volendo rivolgere lo sguardo oltre i nostri confini comunali, verso altre realtà territoriali dove problemi come quello dell’abusivismo edilizio non si presentano con la stessa importanza e con gli stessi numeri, e cioè al nord Italia, al centro, ma anche a molte altre zone del sud, non può mancare una considerazione sul problema più grave di tutti, quello che potrebbe essere considerato come la fonte di tutti i mali della nostra terra: la mentalità.
Infatti, se resta vero quanto detto finora, è altrettanto vero che nei territori appena menzionati vigono le stesse leggi vigenti da noi, e che quindi oltre alla legge in sé e all’efficienza di chi la dovrebbe far osservare, è il modo attraverso il quale i cittadini la apprendono e la recepiscono che fa la differenza: è evidente che il senso civico e di giustizia che risiede nelle coscienze dei cittadini può giocare un ruolo fondamentale nella lotta a fenomeni come quello dell’abusivismo edilizio.
Altrove, non solo le persone tendono meno ad infrangere le regole, ma sono loro stesse a creare un sistema che potremmo definire di “allarme sociale”, parallelo a quello legislativo e in grado di sopperire alle mancanze delle autorità pubbliche. In tal senso, l’educazione impartita nelle famiglie e nelle scuole, ma anche le iniziative politiche, delle varie comunità che agiscono sul territorio, dei comuni e l’informazione resa dai quotidiani e oggi anche dal web, possono essere determinanti.
E’ attraverso questa strada, peraltro l’unica in grado di condurre al rispetto delle leggi e quindi degli altri, che si può raggiungere il miglioramento della qualità della vita sociale e individuale.
Solo una vera educazione alla cittadinanza e una mentalità forgiata sul rispetto delle regole possono debellare o quanto meno ridurre drasticamente fenomeni come l’abusivismo edilizio.