Nicola Nappo ha 23 anni. E’ incensurato, innocente, con la camorra non c’entra nulla. La sua sola colpa è quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, la sua sfortuna è avere una certa somiglianza fisica con un affiliato al gruppo camorristico dei “Giugliano-Fabbrocino”, attivo nelle aree di Poggiomarino e Ottaviano, che doveva essere “severamente punito” perché aveva picchiato il figlio del capo clan dei “Sorrentino”.
La sera del 9 luglio 2009 è un tranquillo giovedì. Nicola è su via Roma, in pieno centro di Poggiomarino, a due passi dall’edicola e dal bar, in compagnia di un’amica, una ragazza di 18 anni. La piazza non è vuota, molte persone sono in giro cercando di combattere la noia e l’afa di quella calda serata d’inizio estate. I killer dei Sorrentino irrompono in questo scenario decisi ad eseguire la sentenza di morte di cui sono stati incaricati, ma confondono il bersaglio. Scaricano su Nicola almeno 7 proiettili, uccidendolo. La ragazza che era con lui resta ferita di striscio da un proiettile vagante, ma se la caverà. Il corpo di Nicola invece rimarrà lì, sull’asfalto, disteso in una pozza di sangue sulla carreggiata. Poggiomarino perde così un figlio e nel dolore rivive scene putroppo familiari, di un passato ancora troppo vicino per essere dimenticato.
Antonio Cesarano ha 32 anni. E’ un boss della camorra dell’agro nocerino-sarnese, appartiene al clan Sorrentino, una cosca in ascesa a Scafati e nel salernitano. Un collaboratore di giustizia fa il suo nome in una serie di testimonianze e lui viene incastrato dall’antimafia. L’altra notte è arrestato dai carabinieri di Torre Annunziata per omicidio e detenzione illegale di armi. Per gli inquirenti è stato lui il mandante dell’esecuzione di cui Nicola è stato vittima. A distanza di tre anni da quella tragica notte, finalmente si iniziano ad avere delle risposte.
“Questa vicenda dimostra che la procura e la polizia giudiziaria non dimenticano l’omicidio delle persone innocenti, ma continuano a indagare fino a quando il caso non è risolto”, ha dichiarato il procuratore di Napoli, Giovanno Colangelo, nel corso della conferenza stampa per l’ arresto di Cesarano. Il procuratore ha anche spiegato che spesso la collaborazione dei cittadini è scarsa o addirittura inesistente: “Ci sono casi in cui possiamo contare solo sulle nostre forze”.
Ci troviamo sicuramente di fronte ad una svolta nell’inchiesta e, anche se non sarà facile, la speranza è che ora gli inquirenti riescano a mettere le mani anche sugli esecutori materiali dell’agguato di camorra in cui Nicola Nappo ha perso la vita .