Una sconfitta amara, di quelle che fanno male, come tutte quelle che arrivano nei minuti finali, al termine di una gara che nessuno avrebbe meritato di vincere, ma anche un banco di prova importante per testare la reale maturità di questa squadra davanti alla prima sconfitta in campionato rimediata in casa dei campioni in carica.
Si è detto è scritto, a giusta ragione, durante la lunga ed estenuante vigilia, che qualunque risultato fosse venuto fuori dall’anticipo dello Juventus Stadium, non si sarebbe potuto considerare decisivo, stante l’enorme distanza che ci separa dalla fine del torneo. Lo “spettacolo” venuto fuori dal big match, a prescindere dal risultato, conferma in pieno questa impressione.
Juventus e Napoli non hanno mai dato l’impressione di potersi superare, né di avere davvero voglia anche solo di provarci. Si sono studiate, sin dalle prime battute, hanno badato a concedere il meno possibile all’avversario, mostrando di temersi a vicenda. Partita molto tattica, emozioni col contagocce e per lo più scaturenti da episodi. Giovinco e Cavani provano a scaldare il match, fermati rispettivamente da De Sanctis e dalla traversa, ma si tratta sempre di iniziative personali (nel caso dell’attaccante uruguaiano, una punizione velenosa da posizione defilata), mai di azioni costruite con lucidità.
Lo zero a zero che chiude la prima frazione è lo specchio fedele di quanto (non) visto in campo. Anche la prestazione di Damato, molto attesa dopo la sorprendente designazione da parte di Braschi, non provoca particolari malumori, se si eccettua qualche flebile contestazione per le due ammonizioni (apparse effettivamente eccessive) comminate a Cavani e Vidal. Partita tutto sommato semplice per il fischietto pugliese.
Si torna in campo con la sensazione che difficilmente cambierà qualcosa nella ripresa e le prime battute, confermano ampiamente le impressioni. Si va avanti sulla falsariga del primo tempo, con ulteriore diminuzione di azioni da gol. L’unica da segnalare capita sui piedi di Giovinco, ma il fantasista bianconero, in piena area, non trova lo specchio della porta. La Juventus stenta ad imprimere il consueto ritmo ed il Napoli, con gli ottimi Behrami ed Inler in mezzo al campo, tiene bene il confronto.
Forse, col senno di poi, si potrebbe affermare che in questa fase della gara sarebbe stato il caso di effettuare qualche cambio, magari escludendo quei giocatori (Maggio e Pandev ad esempio), che più di altri apparivano sotto tono. Difficile dire cosa sarebbe cambiato se Mazzarri avesse provveduto ad effettuare le sostituzioni invocate a posteriori dai suoi detrattori, sta di fatto, che per un atroce scherzo del destino, a castigarlo saranno proprio i giocatori fatti entrare da Conte che, a differenza sua, non ha esitato a fare ricorso alle risorse fornite dalla panchina.
Ed è così che a dieci minuti dal termine, col risultato di parità destinato a rimanere invariato fino alla fine, Caceres, subentrato all’ottimo Asamoah, trova l’inzuccata vincente su corner di Giovinco, imitato poco dopo da Pogba, sostituto del meno ottimo Vidal, che invece realizza un gran gol con una precisa conclusione volante dalla lunga distanza. Un doppio colpo micidiale che mette al tappeto il Napoli e regala alla Juventus l’ennesimo trionfo nel suo stadio. Gli azzurri si leccano le ferite e imprecano per gli episodi girati a favore dei bianconeri, ma solo una pronta reazione potrà ora dare prova della reale consistenza di Hamsik e compagni in chiave scudetto.