“Sono depresso, sono triste, infelice, più giù del solito, mi sento stanco, con poche energie, la vita non mi interessa più, non ho fiducia in me come prima … non guarirò mai!”

Capita spesso di sentire queste frasi, pronunciate da persone che attraversano momenti di tristezza, di vuoto, di incomprensibile apatia. Nel linguaggio comune, siamo soliti utilizzare spesso e impropriamente l’espressione “sono depresso” soprattutto quando siamo tristi per qualche situazione che non è andata come speravamo: problemi a lavoro, una spiacevole discussione con qualcuno o più semplicemente la fine di un periodo di vacanza.

Bisogna fare, però, un’utile distinzione tra la tristezza, un’emozione normale che ci accompagna nello scorrere della vita quotidiana, e la depressione che se persiste per un periodo piuttosto lungo origina una condizione psicologica che influisce negativamente sull’umore, sul pensiero, sul comportamento, sulle capacità lavorative e sociali e comporta spesso delle alterazioni del sonno, dell’appetito e del desiderio sessuale.

Uno dei sintomi caratteristici di questa patologia è l’anedonia, una sorta di incapacità di provare piacere e interesse per le cose che prima ci coinvolgevano.

Le persone  depresse si sentono indifferenti a tutto e a tutti, arrivano a perdere ogni gioia, rapiti dall’inutilità e dalla mancanza di senso di tutto quello che le circonda. Talvolta la depressione non si manifesta con tristezza e disperazione, ma con stati di agitazione o di  forte ansia  e con la sensazione che stia per accadere qualcosa di brutto oppure con umore perennemente irritabile (all’improvviso non si sopporta più niente e nessuno).  Tipicamente, la persona depressa sperimenta vissuti d’angoscia e sensi di colpa per non riuscire ad essere come si vorrebbe, vivendo la costante incapacità di reagire. Nella persona depressa sono presenti autosvalutazione (tendenza cioè a “buttarsi giù”), pessimismo cronico e aspettative negative nei confronti del futuro, degli altri e della vita in genere.

Non è raro che la depressione comporti anche dei sintomi fisici: i più comuni sono alterazioni del ritmo sonno-veglia (si soffre di insonnia oppure si dorme troppo), alterazioni dell’appetito (la fame scompare oppure si mangia in modo eccessivo), calo del desiderio sessuale. Nei casi più gravi la depressione si accompagna ad un rallentamento psicomotorio, rallentano persino i pensieri. La teoria più recente spiega l’insorgere della depressione sulla base dell’interazione di tre fattori: vulnerabilità personale, eventi stressanti e scarse abilità sociali. Ipotizza quindi che alcune persone abbiano una predisposizione congenita (deficit di neurotrasmettitori o alterazioni ormonali) che le rende più vulnerabili nel caso di scontro con eventi negativi di perdita (lutto, divorzio, separazioni). La mancanza, o il basso grado, di abilità sociali del soggetto nell’affrontare adeguatamente l’evento stressante determina la comparsa di disturbi dell’umore più o meno seri. La vergogna per un comportamento che devia, in maniera inspiegabile, dalla presunta normalità. La depressione, viene nascosta anche per una sua caratteristica intrinseca: l’isolamento dagli altri, la chiusura in se stessi dovuta alla perdita della speranza di guarire.

Ma guarire oggi si può, e si deve, a tutte le età. Rivolgiamoci agli specialisti per avere una diagnosi tempestiva. Bisogna fermare l’alone di colpevolizzazione del malato, della famiglia, della società. Affrontiamo le cause, accendiamo la speranza di una guarigione possibile a chi è avvolto nell’oscurità della sua patologia. Ritornare a sorridere.. si può!!!